NOTIZIE SUL MERLETTO A TOMBOLO DI PESCOCOSTANZO
Il merletto è una delle espressioni più alte dell’artigianato artistico abruzzese.
Il merletto prende etimologicamente tale nome dalla riproduzione dei merli e delle torri merlate delle città nordiche, da noi si chiama invece “pizzo”, così come quei monti che, dalle Pietre Cernaie a Palena ,racchiudono l’area dei nostri Altipiani e che vengono chiamati Monti Pizzi.
Questa tradizione è rimasta a Pescocostanzo viva e vitale, ed ha un tipo di lavorazione che rende il nostro merletto tanto diverso da quello di altri noti centri come Scanno, Isernia, L’Aquila, nonostante la tecnica di esecuzione sia per tutti la stessa: quella della lavorazione a fuselli su tombolo.
La lavorazione del pizzo a Pescocostanzo ebbe inizio secondo alcune fonti alla metà del ‘500 per la presenza delle famiglie dei mastri muratori lombardi che in gran numero erano stati chiamati per ricostruire la cittadina e altri paesi vicini distrutti dal terribile terremoto del 1456 , secondo altre, invece, per un’influenza veneziana conseguente agli intensi rapporti commerciali della Serenissima con l’Abruzzo aquilano (in effetti anche l’arte della filigrana e quella del ferro battuto rivelano a Pescocostanzo evidenti richiami Veneziani).
A Pescocostanzo l’industria del merletto crebbe in modo meraviglioso (nel 600 si fecero merletti non solo in seta di vari colori, ma anche di fili d’oro e d’argento) e si diffuse in qualche altro paese specie per mezzo delle donne qui andate in spose o con le mogli degli artisti pescolani i quali si trasferirono in paesi e città circostanti come risulta da documenti e notizie dell’epoca.